IL GHIACCIAIO DEL MORTERATSCH
Oggi vi voglio postare qualche fotografia che ho scattato durante la mia camminatina al Ghiacciaio del Morteratsch (il ghiacciaio del Piz Bernina). Purtroppo il tempo non era bellissimo, c'erano molte nuvole che nascondevano le magnifiche cime che ci circondavano. Nota positiva, non ha piovuto e la compagnia era stupenda. A questo ghiacciaio ci ero già stato circa 40 anni fa e la situazione era notevolmente diversa. Ecco alcune foto (brutte e scolorite) che però probabilmente rendono idea di quanto si è ritirato il ghiacciaio in questi anni.
Fonte: http://www.rifugi-bivacchi.com
Glaciologia del Morteratsch
Fino verso il 1860, il ghiacciaio occupava gran parte della valle del Morteratsch arrivando a confluire con la Valle Bernina, Complice la notevole estensione dei bacini d’accumulo in quota, il ritiro non è stato uniforme è ha risposto con un certo ritardo agli eventi climatici ma già 1910, quando fu ultimata la linea ferroviaria Tirano-St. Moritz, l'apparato glaciale si era ritirato di parecchie centinaia di metri ed il suo regresso è proseguito quasi ininterrottamente portando la fronte a ben 2 chilometri dal punto della sua massima espansione. Le prime misurazioni scientifiche sul ghiacciaio iniziarono nel 1878. In alcuni anni particolarmente freddi il movimento si è quasi arrestato senza tuttavia fermarsi. Nel 1899 si registrò addirittura un aumento di 2 metri, cui seguirono i progressi del 1912 (5 m), 1985 (8,4 m) e 1988 (2,4 m). Comunque negli ultimi 122 anni il Morteratsch si è ritirato in media di 16,2 metri l’anno e se non ci sarà un’inversione di tendenza, si prevede che nel 2050, questo maestoso gigante di cristallo avrà abbandonato tutto il fondovalle per rifugiarsi alle quote più elevate. Oggi, assistendo a questo normale fenomeno naturale non possiamo fare a meno di provare un po' di tristezza; i più razionali pensando alla progressiva perdita di una grande riserva di acqua dolce, i più romantici alla scomparsa di un elemento essenziale del paesaggio che con il bianco e l’azzurro delle sue sfumature aggiunge una nota di vita e di colore ad ambienti altrimenti rocciosi e desolati. Chi, più romantico, vede il ghiacciaio come una cosa viva, come un gigante che sta vivendo un periodo di declino forse inarrestabile. Tuttavia in altri tempi, quando a partire dal 1450 circa, iniziò la Piccola Età Glaciale, furono altri i sentimenti che pervasero le popolazioni alpine. Il continuo avanzare delle lingue glaciali sottrasse alpeggi, occupò vallate abitate e apparve come una minaccia catastrofica, La stampa d’epoca che fa parte delle illustrazioni del servizio è emblematica di quegli stati d’animo che il preoccupante avanzamento dei flussi glaciali suscitava nell’uomo. Nel disegno il ghiacciaio è visto come un mostro, un drago che s’appiattisce sul fondo della valle e strisciando sul ventre scende verso il basso a divorare tutto: veramente un’immagine di grandissimo impatto emotivo. Per finire suggeriamo anche la possibilità di salire alla vicina Chamanna da Boval lungo il sentiero che corre per buona parte sul filo della morena laterale sinistra (orografica) del ghiacciaio. Non si arriverà ai piedi del Morteratsch, ma se ne avrà una veduta incomparabile e dal rifugio lo sguardo potrà spaziare anche sul vicino Vadret Pers dominato dal "castello argentato" dei Pizzi Palù. In questo caso la gita è un po’ più faticosa comportando un dislivello di 600 per due ore di tranquillo e facile cammino. Il sentiero per la Boval, perfettamente indicato con una gigantesca mano ricavata da un vecchio tronco, si stacca sulla destra dalla stradina che porta al ghiacciaio, poche decine di metri dopo la stazione ferroviaria.
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