mercoledì 30 giugno 2021

SGUARDO VERSO IL CIELO

 


Rieccomi a postare qualche foto della serie "Sguardo Verso il Cielo". Dovete sapere che oltre alla passione per tutto quello che riguarda il nostro Universo ultimamente mi sono appassionato nella lettura dei grandi classici Greci. Oltre i classici come l'Odissea e l'Iliade mi sono appassionato anche alla lettura dei Miti

Il termine mito viene dal greco mythos, e significa "racconto" ed è la raccolta e lo studio della cultura religiosa degli antichi greci e in particolare dei loro dèi ed eroi. 

Ma voi vi domanderete cosa c'entra l'astronomia con i miti greci? Se vi capita di alzare gli occhi al cielo in una limpida notte stellata, molte delle stelle o costellazioni che vedrete, almeno come le conosciamo qui in Occidente, derivano direttamente da eroi e personaggi della tradizione greca antica. Una di queste costellazioni o ammassi che ha preso il nome dagli antichi greci è l'ammasso aperto delle PLEIADI nella costellazione del TORO.

Le
Pleiadi sono inconfondibili e anche il più inesperto le riconoscerebbe al volo. Assomigliano ad un'Orsa Maggiore in miniatura.
Probabilmente, dopo il Sole e la Luna, le Pleiadi sono l'oggetto celeste più carico di storie, miti e leggende colpendo sin dall'antichità la fantasia popolare.
La prima citazione risale negli annali cinesi nel 2357 AC dove venivano denominate come "LE SETTE SORELLE DELL'OPEROSITA'"  Ma anche altre civiltà hanno dato nome a questo ammasso: per noi Italiani è "LA RACCHETTA" per gli spagnoli "LE SETTE CAPRETTE" per i Groenlandesi "KILLUKTURSET" (Cani che lottano contro  un orso).

Credit: Massimo Tamajo


LE PLEIADI NELLA MITOLOGIA


Le Pleiadi sono tra le prime stelle a essere menzionate in letteratura: ve n’è traccia negli annali cinesi del 2350 a.C., nel poema di Esiodo del 1000 a.C. e nell’Iliade e nell’Odissea di Omero per quanto riguarda la cultura europea.

Le Pleiadi erano sette sorelle: Maia, Alcione, Asterope, Celeno, Taigete, Elettra e Merope. Figlie di Atlante, il titano a cui Zeus aveva affidato il compito di sostenere la Terra, e di Pleione, la dea protettrice dei marinai.

In seguito a un fortuito incontro con Orione, le Pleiadi e la loro madre diventano preda del cacciatore. Per proteggerle dagli assillanti assalti amorosi di lui, Zeus le tramuta in colombe e le libera in cielo. Si dice anche che Zeus fosse il padre di tre delle sorelle.
Le Sette sorelle sono spesso associate a figure marine per questo simboleggiano i mari, le acque, i fiumi, la pioggia e il gelo. Conosciute anche con il nome di Oceanidi, alcune fonti rivelano che il loro nome derivi dall’antico termine greco plein, ossia navigare.

Maia – è la maggiore delle sorelle nota per la sua straordinaria bellezza e per la sua vita solitaria. Nonostante fosse molto bella, era una donna timida e riservata che prediligeva la solitudine e viveva da sola in una caverna. Il suo nome significa “madre” in latino, ma racchiude anche il significato di “fecondità”, perciò i Romani la consideravano la dea della primavera da cui deriva il nome del mese di maggio.

Alcyone (Ally) – è la seconda delle sorelle, ma è conosciuta per essere la più forte. Durante i giorni di Alcione, quando il mondo era pervaso di gioia, prosperità e quiete, lei vegliava sul Mar Mediterraneo rendendolo sicuro per i marinai. Sposata con Ceice, re della Tessaglia, i due ingannarono Zeus ed Era, facendosi passare per loro. Zeus per vendicarsi, aspettò che i due si separassero, per scatenare una tempesta che affondò la nave di Ceice che morì affogato.

Asterope (Stella) – è il nome greco per “stella” e viene rappresentata, nella tradizione, come la più debole delle sorelle proprio a causa della sua ridotta luminosità. Fu la madre di Enomao, figlio di Ares, dio della guerra. In altre versioni del mito invece è la moglie dello stesso Enomao da cui ebbe quattro bambini.

Celeno (Ce-Ce) – significa “melone” o “scuro”. Proprio come Asterope, la sua luminosità è ridotta, rispetto alle altre, perché si narra sia stata colpita dal fulmine di Theo. Ebbe numerosi figli: Lico (il lupo) e Chimera (in parte leone, drago e capra) da Prometeo; nonché Lico e Nicteo da Poseidone, dio del mare.

Taigete (Tiggy) – la mitologia vuole che vivesse in solitudine tra le montagne come la sorella Maia. Artemide, il suo amato, la tramutò in colomba così da sfuggire all’amore che Zeus nutriva nei suoi confronti. Anche Ercole provò a sedurla.

Elettra – nota per essere la terza stella più brillante della costellazione, ebbe quattro figli tra cui Dardano, fondatore della città di Troia. In alcune storie si narra che Elettra fosse la “Pleiade perduta”, poiché scomparve in seguito alla caduta di Troia e alla morte del figlio.

Merope (la sorella perduta) – fu l’ultima stella a essere mappata dagli astronomi perché invisibile a occhio nudo. Tra le più belle della costellazione, è soprannominata la “stella perduta” per aver nascosto il volto dalla vergogna di essere sposata a un mortale, Sisifo. Altri dicono che si vergognasse perché Sisifo era un criminale, la cui pena era spingere un pesante masso in cima a una vetta che poi rotolava sempre giù. La somiglianza con il padre di Merope, Atlante, che doveva sopportare sulle spalle il peso del mondo, è molto chiara.



lunedì 28 giugno 2021

VIAGGIO IN ISLANDA

 


Era l'estate del 2019 quando ho avuto la fortuna di fare un viaggio stupendo di 10 giorni in Islanda. L'Islanda un isola magica dove sembra che il tempo si sia fermato. Uno dei luoghi che mi è rimasto maggiormente nel cuore e negli occhi è una spiaggia tutta nera. Il suo nome è REYNISFJARA!!

VIK

Reynisfjara è una spiaggia di sabbia nera che si trova sulla costa meridionale dell'Islanda, proprio accanto al piccolo villaggio di pescatori di Vík í Mýrdal.

Con i suoi enormi faraglioni di basalto, le onde ruggenti dell'Atlantico e i panorami mozzafiato, Reynisfjara è ampiamente considerata l'esempio più bello delle spiagge di sabbia nera islandesi. Nel 1991, National Geographic ha votato Reynisfjara come una delle 10 migliori spiagge non tropicali da visitare sul pianeta.

A rendere questo luogo ancora più stupefacente, contribuisce la caratteristica architettura naturale della scogliera alle spalle del litorale, costituita da centinaia di colonne basaltiche a base esagonale. Secondo gli scienziati, questa struttura così particolare è dovuta alla velocità di raffreddamento della lava calda una volta raggiunta la superficie.

L’intera spiaggia di Reynisfjara si è creata in un lasso di tempo brevissimo durante l’ultima eruzione del vulcano Katla, il più temuto e pericoloso d’Islanda.

Reynisfjara si trova a circa 180 chilometri (112 miglia) dalla capitale islandese, Reykjavík, ed è una tappa obbligatoria per chi vuole visitare la costa sud dell’isola.

Un po’ di Folclore

Secondo il folklore islandese locale, le grandi colonne di basalto erano un tempo troll che cercavano di trascinare le navi dall'oceano alla riva. Tuttavia, questi troll erano deboli e uscivano troppo tardi la notte; l'alba spuntò all'orizzonte, trasformando i troll in solida pietra.

Un'altra leggenda narra di un marito la cui moglie fu rapita e uccisa da due troll. L'uomo ha seguito i troll fino a Reynisfjara dove li ha congelati, assicurandosi che non uccidessero mai più.

La bellezza di questa spiaggia è talmente affascinante che è stata presentata nella stagione 7 della serie HBO Game of Thrones. 

Una delle caratteristiche dei faraglioni sono le migliaia di uccelli marini che nidificano. Le specie che si possono trovare qui includono pulcinelle di mare, fulmari e urie, che lo rendono un luogo imperdibile per tutti gli amanti del birdwatching.

Di particolare interesse, nelle vicinanze della spiaggia,  è l'arco roccioso e le scogliere di Dyrhólaey. Mentre molti uccelli marini si trovano a Reynisfjara, le scogliere di Dyrhólaey, da maggio ad agosto, sono uno dei posti migliori per vedere le pulcinelle di mare da terra. Purtroppo quel giorno di pulcinelle di mare neanche l'ombra. 

le scogliere di Dyrhólaey
Un particolare importante che bisogna sapere quando si visita Reynisfjara è il potenziale pericolo presente sulla spiaggia. Questo pericolo sono le onde particolarmente violente e che spesso si spingono molto più in alto della spiaggia di quanto molti si aspetterebbero.

Queste onde sono chiamate sneaker-wave e possono apparire quando meno te lo aspetti, anche in giorni incredibilmente tranquilli. Si consiglia ai visitatori di non voltare mai le spalle alle onde e di mantenere una distanza di sicurezza di almeno 30 metri (98 piedi).

A Reynisfjara si sono verificati numerosi incidenti mortali, l'ultimo dei quali si è verificato nel gennaio 2017.

Ma ora ecco qualche foto che ho scattato quella estate. Mi ricordo che la giornata era freddissima e tirava un vento fortissimo. Ma è proprio in queste condizioni meteo che si apprezza maggiormente la spiaggia. 










Se nella vostra lista dei luoghi da visitare non avete ancora preso in considerazione l'Islanda, volete un consiglio, inseritela immediatamente vi assicuro che non rimarrete delusi. 

Se vi interessa approfondire ed avere qualche notizie in più su questa isola magica potete cliccare sulla pagina "VIAGGIO IN ISLANDA" sotto il titolo del blog.

Grazie per la visita e ......


LA FOTO DELLA SETTIMANA

 


Per la solita rubrica "LA FOTO DELLA SETTIMANA"  anche questa settimana rimango nell'Urbe. Negli ultimi tre post dedicati a questa rubrica avevo pubblicato alcune foto scattate all'interno dei Musei Vaticani. Per questo post abbandono i Musei per farvi conoscere una meravigliosa basilica probabilmente poco conosciuta alla maggioranza dei turisti che visitano Roma. La Basilica è quella di  SANTA MARIA IN ARACOELI.
La chiesa si erge sulla sommità settentrionale del colle capitolino
Tempio di
Giunone Moneta
("Arx"), dove sorgeva l'antico tempio di
Giunone Moneta (cioè "ammonitrice"). 
la Basilica fu costruita nel VI secolo, sulle ceneri di un’abbazia bizantina. Nel IX secolo la chiesa passò nelle mani dei benedettini e posteriormente dei francescani, che le conferirono il suo aspetto gotico.
Nel 1797, all’epoca della Repubblica Romana, giunsero dei tempi difficili per la basilica, che fu utilizzata come stalla.
Attualmente, la basilica brilla in tutto il suo splendore e sempre più numerosi sono i turisti che la visitano ogni giorno.

La Scalinata dell'Ara Coeli

La Scalinata dell'Ara Coeli fu costruita nel 1348 per celebrare la fine dell’epidemia della peste. È una scalinata di marmo composta da 124 ripidi gradini, che conducono all’ingresso della Basilica di Santa Maria in Aracoeli.


L'INTERNO
L'elemento più famoso della chiesa è la scultura in legno del Santo Bambino, che si vocifera abbia il potere di risuscitare i morti. La scultura, realizzata in legno d’olivo nel XV secolo, fu rubata nel 1994 e oggi la sostituisce una copia.
La chiesa è divisa da 22 colonne di differenti tipologie, provenienti da vari edifici dell’Antica Roma.
Il soffitto in legno è decorato con dipinti che illustrano la Battaglia di Lepanto, nella quale i cristiani vinsero sui turchi. Sono inoltre interessanti i sepolcri e gli affreschi del XV secolo.






sabato 26 giugno 2021

VIGEVANO

 


Maggio 2019 altro ritorno in Giallo  altro giro.


Rieccomi a postare la terza parte delle foto scattate durante la visita alla Città dei Duchi "VIGEVANO" Nella Prima parte vi avevo fatto conoscere la bellissima Piazza Ducale mentre nella seconda parte la bella Cattedrale intitolata a Sant'Ambrogio. Se ve la siete persa ecco qui di seguito il link:  

Usciti di chiesa, ci dirigiamo verso la prossima attrazione: la Torre del Bramante.


L’ingresso si raggiunge con una breve scalinata sul lato sinistro della piazza (dando le spalle alla cattedrale). Il costo del biglietto per salire è di 3 euro e di 2 euro per gli over 65. Essendo un giorno feriale eravamo praticamente gli unici a voler visitare la torre tanto che l’addetto alla biglietteria ci ha accompagnato alla porta di ingresso per aprirla in quanto era chiusa a chiave e noi probabilmente eravamo i primi visitatori. 

La Torre è liberamente visitabile fino alla prima merlatura, con una salita di circa 100 gradini. Consta di 7 piani più il cupolino. I primi 4 piani sono aperti al pubblico e mediante una scala interna si può arrivare al terrazzino sporgente, chiuso da merli alla ghibellina, ad un’altezza rispetto al cortile del castello di circa 31 metri. Da qui si gode una magnifica vista sulla Piazza sottostante, sul centro storico, sulle chiese cittadine ma si può spaziare fino al Ticino e oltre. Al di sopra si trovano altri 3 piani, non accessibili al pubblico, che  portano alla cella campanaria. 
La cella campanaria ospita “
il campanone”, una grande campana seicentesca “fessa” per necessità. Infatti nell’Ottocento non esistevano i moderni sistemi elettronici per controllare le campane, e l’orologio della Torre, all’epoca meccanico, batteva ogni mezz’ora anche di notte. Pare che il suono del “campanone” fosse così forte, che gli abitanti delle case addossate al Castello e alla Piazza fossero praticamente impossibilitati a prendere sonno. Così presentarono in Comune una petizione in cui si chiedeva di “zittire” il bronzeo disturbatore! Alla fine si raggiunse un compromesso: dalla campana, con precisione quasi chirurgica, venne asportato uno spicchio in modo da renderla fessa ed attutire il suono. Ed è così che ancora oggi la si può ascoltare battere i rintocchi ogni quarto d’ora. 
Sopra la cella il cupolino, costituito da una parte ottagonale di epoca rinascimentale terminante con una cuspide di gusto barocco di fine ‘600.
L’altezza complessiva della Torre è di metri 55,72.
L’origine della Torre, situata nel punto più alto della città, presso il castello, risale al 1198 e fu terminata dal Bramante alla fine del XV secolo, mentre nel XVII secolo venne aggiunto il cupolino barocco “a cipolla” in sostituzione dell’originaria guglia conica. La Torre ha una forma originale che, nell’800, fu il modello per la torre del Filarete nel Castello Sforzesco di Milano; è costituita da sezioni che si restringono avvicinandosi alla cima.

Incominciamo la salita che risulta molto più agevole e molto meno faticosa di quella al Torrazzo di Cremona.  
(Se desiderate vedere le foto della salita al Torrazzo ecco qui di seguito il link:  Visita al TORRAZZO di Cremona)





La salita è stata agevole e dopo pochi minuti eccoci al terrazzino panoramico proprio sotto l'orologio della torre. Malgrado fossimo solo ad una trentina di metri di altezza rispetto al cortile del castello, la vista che si gode sulla piazza e non solo, è veramente stupenda. Ecco qualche scatto.









Dopo le foto di rito e dopo esserci gustato il panorama, riprendiamo le scale per la discesa. 

Eccoci nel cortile del
Castello e prima di dirigerci verso la prossima attrazione ci concediamo qualche minuto di relax passeggiando all'interno del grande cortile.







E' ora di dirigerci verso la prossima attrazione. Il prossimo luogo che abbiamo visitato è particolarmente suggestivo e rappresenta una delle più formidabili opere di ingegneria militare medievale. 
Questa attrazione sarà l'oggetto principale della quarta parte dedicata alla città di Vigevano. Portate pazienza e chiaramente ritornate a farmi visita per non perdere le foto. 
Grazie per la vostra visita ma soprattutto per la vostra pazienza. 
Ciao e a presto!!!!!!