giovedì 9 settembre 2010

TRENTINO ALTO ADIGE

IL TERZO LAGO DI CAREZZA
Che lo sport "sci" sia un grande business lo si era capito ma credo che si stia superando ogni limite. Quando penso che vorrebbero fare pagare un pedaggio per andare sui passi dolomitici (dicono per salvaguardare la natura dall'inquinamento) ma poi disboscano ettari e ettari di bosco per costruire nuovi impianti di risalita, come se non ce ne fossero abbastanza, beh questo mi fa veramente incazzare. Per non parlare poi dell'ultima invenzione, della quale sinceramente non ero a conoscenza, quella di costruire dei bacini di acqua per rifornire i cannoni da neve per l'innevamento delle piste da sci. Vi voglio proporre un articolo del giornale "Alto Adige" pubblicato nel 2008.

Carezza, nel bosco nasce il terzo lagoAlto Adige — 13 ottobre 2008
CAREZZA. L’ultimo cantiere, a poche centinaia di metri dalla celebre Passeggiata di Sissi. In pochi giorni sono stati abbattuti centinaia di abeti rossi, per far posto all’enorme bacino per l’innevamento artificiale delle rinnovate piste da sci. Dopo il disboscamento, inizieranno scavo e realizzazione della diga artificiale. L’area, lunga 230 metri, larga 140, sarà profonda 10: diventerà il terzo lago di Carezza. Si estenderà per 2,26 ettari e conterrà quasi 100 milioni di litri. Siamo a Frin, a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla passeggiata preferita dall’imperatrice Elisabetta d’Austria, durante il soggiorno all’Hotel Carezza, nel 1897. Si sale nel bosco, dopo la locanda Meierei, lungo la strada forestale detta Tagmahd. Fino a qualche giorno fa, lassù c’era una delicata zona umida; accanto, una solitaria arena di canto per i galli cedroni, specie rara e in via di estinzione, che qui nidificava e viveva in santa pace. Il prato era circondato da un bosco d’altissimi abeti rossi. Ora, tutto è ridotto a una distesa di ramaglie. I tronchi - abbattuti a centinaia su un’area boscosa pari a 20.700 metri quadri - sono già stati trasportati a valle dai mezzi pesanti. Dopo la sramatura delle piante, sul posto ora rimangono un escavatore e un trattore, incaricati di far pulizia. Lo spiazzo coinvolto ha dimensioni inimmaginabili, se non ci si è stati di persona. A percorrerlo per il lungo, di buon passo, si impiegano quasi 5 minuti; almeno altri 3 in larghezza. L’area interessata dal disboscamento è lunga 230 metri, per una larghezza di 140. Una volta sgombrate le fastidiose ramaglie, si comincerà a scavare. Lo scavo prevede la movimentazione di 56.500 metri cubi, di cui 7.500 di humus e 2.000 di massi erratici. Per realizzare gli argini - a fine lavori raggiungeranno la vertiginosa altezza di 15 metri - occorreranno 34.500 metri cubi del materiale prima asportato, più altri 3.800 di sabbia e ghiaia per la impermeabilizzazione. Il coronamento dell’argine sarà formato da una strada perimetrale al bacino, con larghezza continua di 3 metri. L’invaso potrà contenere fino a 96.000 metri cubi d’acqua. Tradotto in litri, fa quasi 100 milioni. Insomma, accanto al Lago vero e proprio, e all’effimero Lago di Mezzo, diventerà il terzo lago di Carezza. Non ai piedi del Latemar, come gli altri due, ma alla base del Catinaccio. Servirà a innevare 90,7 dei 161,2 ettari di piste del comprensorio sciistico, esteso dai 1.181 ai 2.300 metri di quota.
Verrà alimentato da tre sorgenti, una delle quali posta addirittura a passo Costalunga, in pieno Trentino. Fornirà 170 cannoni da neve, pensati per sparare circa 2 milioni di litri d’acqua per ettaro di pista. A ogni stagione. Per riempire il bacino e poi pompare l’acqua sulle piste, secondo indiscrezioni fornite dal comitato Pro Catinaccio, occorrerà una quantità di energia elettrica così elevata da rendere insufficiente quella prodotta dalle centrali idroelettriche di Nova Levante. Bisognerà allacciarsi alla lontana centrale di Cardano. Secondo lo studio di impatto ambientale approvato dalla Provincia - dal quale derivano i dati fin qui citati - «il sito, favorito da una conca
naturale del terreno, è visibile solamente dalle cime più alte del Catinaccio. Dai sentieri escursionistici, il bacino di raccolta non può essere intravisto».
Peccato che non sia vero. Lo si è potuto verificare ieri mattina, salendo assieme ai sostenitori del comitato Pro Catinaccio sul costone Ratschigler, per un sopralluogo. L’area dissodata si nota perfettamente dallo Hirzelsteig, il celeberrimo sentiero del Masaré, tra i rifugi Coronelle e Paolina, dove ogni anno transitano decine di migliaia di appassionati escursionisti. «L’ennesima follia - spiega il Comitato - ma ormai è approvata. Ora, coi nostri 2.000 sostenitori, tenteremo almeno di impedire la realizzazione della nuova pista prevista sul costone Ratschigler».
Oggi questo "Terzo lago" purtroppo è una realtà.

Il terzo lago. Che schifo!!!

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