sabato 23 gennaio 2021

RAVENNA

 


Quinto post dedicato alla bellissima Città di Ravenna. Per chi non ha avuto l'occasione di vedere i primi quattro, qui di seguito pubblico i link.

  1. LA BASILICA DI SAN VITALE ➜ QUI
  2. BATTISTERO NEONIANO      ➜ QUI
  3. MAUSOLEO DI GALLA PLACIDIA ➜ QUI
  4. BASILICA DI SANT'APOLLINARE NUOVO ➜ QUI
Nel post di oggi vi presenterò un luogo dove da tantissimi anni è sepolto uno dei più grandi poeti Italiani: 
DANTE ALIGHIERI.


La tomba dove è sepolto il poeta non è distante da uno dei monumenti più belli di Ravenna, il Battistero Neoniano.





A lungo, o poeta, sostò la tua polvere senza l'onor della tomba,

finché il leone veneto non dominò Ravenna:

ti costruì allora la bella cappella l'esimio Bembo,

degno di essere padre di un più famoso figlio.


La Tomba di Dante fu costruita tra il 1780 e il 1782 per volontà del cardinal legato Luigi Valenti Gonzaga e su progetto dell'architetto ravennate Camillo Morigia, secondo i contemporanei dettami neoclassici, nell'intento di restituire nobiltà e decoro alla sepoltura dantesca, fino ad allora ospitata all'interno di una semplice cappellina, più volte ristrutturata nel corso dei secoli.

Il tempio presenta una facciata esterna molto semplice, con una porta sovrastata dallo stemma arcivescovile del Cardinal Gonzaga, e sulla cui architrave è scritto in latino: DANTIS POETAE SEPULCRUM. 



Ma qual è la storia della sua sepoltura?

Il giorno dopo il decesso, Dante fu subito sepolto all’interno del sarcofago in cui ancora oggi giace, ma che era posto all’interno del chiostro di Braccioforte; solamente alla fine del XV secolo, fu spostato sul lato ovest del medesimo. Firenze, però, non stette a guardare: iniziò a reclamare le spoglie del suo illustre cittadino, soprattutto quando furono nominati papi i fiorentini Leone X e Clemente VII.

Leone X, insieme a Michelangelo, inviò una delegazione a Ravenna a recuperare i resti di Dante, ma ebbe una brutta sorpresa: il sarcofago era vuoto. Attraverso un buco che dal chiostro raggiungeva la tomba, i frati francescani li avevano “trafugati” per metterli in salvo  e, una volta restituiti al sarcofago, ecco che questo venne spostato all’interno del chiostro così da poter essere costantemente sorvegliato. Anche una seconda volta, i frati tolsero le ossa dall’urna originaria per nasconderle: accadde nel 1810, in pieno periodo napoleonico. La cassetta fu murata nell’oratorio attiguo, e nessuno ne seppe più nulla.

Per anni, chi faceva visita alla Tomba di Dante faceva visita in realtà ad una tomba vuota. Fino a quando, il 27 maggio 1865, un operaio ritrovò quell’urna. Uno studente, tale Anastasio Matteucci, tradusse l’iscrizione che l’urna recitava e gridò allo stupore: le ossa di Dante erano lì, non nella tomba! Ed ecco che la sua salma fu ricomposta, ed esposta al pubblico in una teca di cristallo per poi essere tumulata (di nuovo) nel tempietto che oggi possiamo ammirare. E Firenze? Firenze non potè far altro che arrendersi, costruendo un secondo tempietto neoclassico in Santa Croce, con Dante che – pensoso – è innalzato a gloria dall’Italia. Mentre la Poesia, guardando al sarcofago, piange.

La tomba vera e propria, tutta rivestita di marmi e stucchi, consiste in un sarcofago di età romana con sopra scolpito (in latino) l'epitaffio in versi dettato da Bernardo Canaccio nel 1366):

«Iura monarchiae superos Phlegetonta lacusque
lustrando cecini voluerunt fata quousque
sed quia pars cessit melioribus hospita castris
actoremque suum petiit felicior astris
hic claudor Dantes patriis extorris ab oris
quem genuit parvi Florentia mater amoris»


Al di sopra del sepolcro è un pregevole bassorilievo del 1483, opera di Pietro Lombardo, raffigurante Dante pensoso davanti ad un leggio. 


Ai piedi del sarcofago vi è una corona in bronzo e argento donata nel 1921, in occasione del 6º centenario della morte di Dante dall'Esercito italiano, dopo la vittoria nella Grande Guerra. A destra una colonnina di alabastro del Carso, con una ghirlanda d'argento donata dalla città di Fiume, regge  un'ampolla argentea donata nel 1908 dalle città di Trieste, Trento, Gorizia e dalle provincie dell'Istria e della Dalmazia, territori allora governati dall'Impero austro-ungarico ma a maggioranza italiana. Sul soffitto arde perennemente una lampada votiva settecentesca, alimentata da olio d'oliva dei colli toscani che è offerto da Firenze ogni anno la seconda domenica di settembre in memoria dell'anniversario della morte del poeta (scomparso nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321).


A fianco del mausoleo dantesco è il giardino con il Quadrarco di Braccioforte, antico oratorio, che prende nome da una leggenda secondo la quale due fedeli prestarono un giuramento invocando il “braccio forte” di Cristo, la cui immagine era posta in quel luogo. Nel Quadrarco sono presenti due sarcofagi del V secolo, poi riutilizzati dalle famiglie ravennati dei Pignata e dei Traversari. Al centro del giardino, un dosso verdeggiante ricorda il luogo in furono conservate le spoglie dantesche durante la Seconda Guerra Mondiale.

 



La Tomba di Dante, il giardino con il Quadrarco e i chiostri francescani, nei quali ha sede il Museo Dantesco, fanno parte della cosiddetta “Zona del Silenzio”, l'area di rispetto che circonda il luogo della sepoltura del poeta e che assunse l'aspetto attuale nel 1936, grazie al progetto dell'architetto Giorgio Rosi.


Con il divino Dante terminano i miei post dedicati a Ravenna. Spero che le foto vi siano piaciute e per finire ecco qualche scatto fatto durante il gironzolare della città. Grazie per la vostra visita e mi raccomando STAY TUNED!!!








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