venerdì 28 febbraio 2020

BORGHI ITALIANI

 

Nella prima parte del 17 febbraio dedicata a Gradara avevo pubblicato qualche foto in giro per il borgo (link: GRADARA IL BORGO: Prima Parte ) con oggi inizio a pubblicare le foto dell’attrazione principale di Gradara: Il suo castello o rocca che dir si voglia.
La visita alla Rocca si può effettuare anche autonomamente ma noi abbiamo preferito prenotare la visita con una guida. Devo ammettere che è una scelta azzeccata; la guida era molto preparata e ha saputo rendere la visita molto ma molto interessante. All’ora prestabilita ci presentiamo alla Pro Loco dove ci aspetta la guida per iniziare il tour. Dopo una breve presentazione ci avviamo verso l’ingresso.




Il castello offre numerosi ambienti da visitare e le foto che ho scattato sono veramente tante quindi ho deciso di dedicare più post.
Nel post di oggi comincerò col postare le foto dei seguenti ambienti:

·        LE MURA ESTERNE DELLA ROCCA
·        IL CORTILE
·        LA SALA DI TORTURA
·        LA SALA DEL MASTIO

Prima di iniziare ecco qualche informazione sulla storia della Rocca.

Il colle di Gradara, da sempre terra di confine tra Marche e Romagna, è dominato dalla maestosa Rocca circondata da un piccolo borgo medievale e da una doppia cinta muraria. Questo castello ha ospitato le principali famiglie dell'epoca medievale e rinascimentale: Malatesta, Sforza, Borgia e Della Rovere, e fu teatro di grandi eventi storici e leggendari. La storia del borgo è passata da questo castello, costruito nel 1182 è stato in possesso dei Malatesta ma a metà del 1400 passa agli Sforza che governano Gradara tra il 1445 e il 1512. Nel 1641 Gradara passa allo Stato Pontificio e inizia una decadenza che sarà interrotta solo nel 1920, quando la famiglia Zanvettori acquistò la Rocca di Gradara, il castello e la cinta muraria riportandoli all’antico splendore.
Ma il Castello di Gradara è noto anche per una delle più belle storie d’amore della letteratura italiana, narrata per la prima volta dal Sommo Poeta, Dante Alighieri nella sua Divina Commedia. Nel girone dei Lussuriosi (V Canto dell’Inferno) si trovano Paolo e Francesca, i due amanti che hanno reso famosa la Rocca conferendole un alone di mistero e leggenda. In realtà sono parecchi i castelli di questa zona al confine tra Marche e Emilia Romagna a rivendicare il titolo di "castello di Paolo e Francesca", ma la maggior parte degli storici concorda nell’indicare proprio nella Rocca Malatestiana di Gradara il luogo esatto in cui si consumò la vicenda di amore e morte dei due sfortunati giovani.



Eccoci all’ingresso del castello. Le prime foto che voglio proporvi sono quelle che ho scattato prima di varcare il ponte levatoio. Contrariamente a quanto uno può pensare, nel fossato che circonda la rocca non c’è acqua, come per esempio nel castello di Mantova. Come ci ha spiegato la guida probabilmente il fossato era riempito di qualsiasi cosa potesse ostacolare un eventuale tentativo di conquista. Ecco qualche foto






















Attraversato il ponte levatoio si accede al Cortile, costituito da un’ampia area triporticata, che rispecchia il gusto e il passaggio di potere dalla famiglia Sforza e quella dei Malatesti. La parte est del cortile risale infatti al periodo dei Malatesti con arcate a volta gotica sostenute da pesanti colonne, su cui è presente lo stemma di famiglia raffigurante lo scudo con la scacchiera e le iniziali di Pandolfo Malatesti. Sugli altri lati vi sono snelle colonne in travertino che sorreggono archi a tutto sesto risalenti al periodo degli Sforza, come rimarcato dalle iscrizioni presenti sugli architravi delle finestre e del portale d’onore in cui spicca in lettere capitali il nome di IOANNES SFORTIA.



























La prima sala che visitiamo durante il nostro tour è La Sala di Tortura. Questa sala è collocata alla base della torre del Mastio. Entrando in un angolo è collocata la cisterna per l’approvvigionamento idrico del complesso abitativo e difensivo, utile per il sostentamento dei militari durante i lunghi periodi di assedio. L’ambiente è quello che più di tutti gli altri  conserva il ricordo dell’originale struttura militare e durante l’insediamento di Umberto Zanvettori sono stati collocati oggetti e strumenti di tortura e di altra natura.






Lasciamo la sala di tortura e tramite una scala di legno entriamo nella Sala del Mastio. Una curiosità di questo ambiente è che sul soffitto è visibile una botola che conduce alla Sala del Torreggiano che però attualmente non è visitabile.



Termino con questa sala la prima parte della visita alla Rocca. Non mancate di ritornarmi a far visita per non perdervi le successive puntate.
Grazie e alla prossima !!!!!


mercoledì 26 febbraio 2020

MONZA AL CELLULARE

Rieccomi a postare qualche foto scattata col cellulare durante le mie camminate al Parco di Monza e nei Giardini della Villa Reale. Oggi vi voglio proporre qualche foto scattata nei giardini e nel Boschetto Reale.


Il legame fra la Villa Reale, i suoi Giardini e la città di Monza avveniva attraverso i cosiddetti “Boschetti Reali”, un’area di forma triangolare posta in asse con l’ingresso sud della Villa. L’impianto regolare dei Boschetti Reali erano impostato su un tridente di viali confluenti in una piazza circolare, attraversati da un sistema di percorsi secondari, con tre slarghi in corrispondenza dei principali punti di incrocio.


Qui di seguito le foto della Villa Reale ripresa da varie prospettive nei Giardini Reali.










domenica 23 febbraio 2020

ISLANDA - LA TERRA DEL GHIACCIO E DEL FUOCO


Hotel  ICELANDAIR
E’ l’alba del settimo giorno e la sveglia suona molto presto. Nell’ultimo post vi avevo lasciati all’Hotel ICELANDAIR di Reykjahlid. Tirati insieme i bagagli scendiamo al ristorante per la colazione che consumiamo molto velocemente. Recuperiamo le valigie e ci dirigiamo al parcheggio dalla nostra fidata Suzuki Jimny. Il meteo è abbastanza buono e promette bene per l’intera giornata.
La prima tappa è al Cratere di Hverfjall


Per raggiungere il cratere bisogna prendere la strada 848 e dopo circa 5 km dal nostro hotel (sulla sinistra) c’è una deviazione per una piccola strada sterrata che in poco più di un chilometro ci porta al parcheggio ai piedi del vulcano. Durante il breve tragitto oltre al lago si può vedere in lontananza la sagoma del vulcano Vindbelgjarfjal (Foto sotto)




Il vulcano Hverfjall, noto anche come Hverfell è un cratere che si è formato a causa di una violenta eruzione, poco meno di 3.000 anni fa; ha un diametro di circa 1 km e mezzo ed un’altezza di 200 metri e durante i mesi più freddi il suo interno accoglie un piccolo laghetto che si forma a causa delle piogge.
Qualche notizia sul cratere:


NOTIZIE GEOLOCICHE
Il bordo del cratere di Hverfjall raggiunge gli 80 fino a 180 metri sopra l'area circostante. Appartiene a una fila di crateri che include alcuni dei più bei e ben formati crateri di tephra (materiali vulcanici clastici, come polvere, cenere o pomice, espulsi durante un'eruzione e trasportati nell'aria prima della deposizione) in Islanda. si ritiene che il cratere sia tra i più grandi del suo genere sul pianeta e il diametro sul bordo sia superiore a 1000 metri. Hverfjall si trova all'estremità meridionale di una spaccatura di eruzione lunga 1800 metri e si è formata durante una grande eruzione freatica circa 2500 anni fa. Il magma entrò in contatto con l'acqua causando grandi esplosioni di vapore. Le esplosioni hanno fatto a pezzi il magma, formando la tephra e la scoria di cui è fatto il cratere. I materiali piroclastici furono espulsi dal cratere in due modi. Innanzitutto il cratere formò grandi nuvole di cenere che piovvero su una vasta area. In secondo luogo, la tephra ha causato flussi piroclastici sulle pendici del cratere che hanno raggiunto fino a 3 chilometri dal cratere. Tracce dei flussi, sotto forma di strati di tufo a strati, possono essere viste principalmente a nord di Hverfjall, ad esempio ai bagni naturali (le terme).
Lasciamo l’auto e dopo essere entrato in modalità vulcanologo, (vedi foto)
incominciamo a salire il ripido sentiero che ci porterà sulla cima del cratere. Si sale in diagonale e in pochi minuti si arriva sulla sommità del vulcano. Il cratere è veramente grande e il posto è veramente irreale. Arrivati in cima lo spettacolo sul lago Myvatn e sulla zona circostante è bellissimo.







Dalla cima ci si trova anche a guardare all’interno del cratere. si tratta di un enorme buco grigio ed è veramente difficile immaginare quali siano state le forze che hanno potuto originare una simile cosa.











Avremmo voluto continuare la visita all'interno del cratere ma alla fine rinunciamo e iniziamo a scendere verso il parcheggio. 





Risaliamo in auto e puntiamo verso la prossima destinazione che è vicinissima al cratere tanto che si potrebbe raggiungere anche a piedi (sono circa 4 chilometri). Il campo di lava di Dimmuborgir è raggiungibile da una diramazione della 848 sulla sponda est del lago Mývatn.

Dimmuborgir, il cui nome significa Fortezza Oscura, è un labirinto di formazioni laviche posto sulla sponda orientale del lago Mývatn, situato nell'Islanda settentrionale. Eccoci arrivati al parcheggio. 

Formazioni laviche
Il campo di lava con la sua miriade di formazioni ha un diametro di 1 km ed ebbe origine circa 2300 anni fa, quando una fessura di 12 km, che in seguito venne chiamata Ludentsborgir, si aprì dando inizio ad una vasta eruzione. Il flusso di lava incontrò una diga naturale presso Dimmuborgir e si formò un lago di roccia liquida, del diametro di 2 km. Il lago venne svuotato quando il flusso raggiunse le acque del Mývatn, e si lasciò alle spalle alti pilastri e colonne di lava, che vennero modellate nelle forme più strane e straordinarie. Si crede che queste formazioni ebbero origine nel lago di lava, dove il vapore riuscì ad infiltrarsi attraverso la lava fusa, raffreddandola istantaneamente. Le linee orizzontali delle geometrie furono formate dalla crosta di lava semi-congelata della pozza che gradualmente collassò. La crosta che collassava, ricoprì anche i pilastri di scorie, che possono essere osservate in molti punti, sotto forma di un sottile strato con incisioni verticali.
Su questo luogo ci sono anche delle leggende locali: Nella mitologia islandese, Dimmuborgir è ritenuto un luogo di connessione tra il mondo degli uomini e quello degli inferi, un luogo abitato da elfi e troll, che mette in correlazione la nostra dimensione con quelle invisibili alle persone.
All’ingresso dell’area vulcanica

ci attirano l’attenzione due cartelli informativi: il primo spiega in modo molto semplice e molto intuitivo, come si è formata quest’area mentre il secondo ci informa dei vari itinerari che sono possibile fare per la visita del sito. 











Decidiamo di fare l’itinerario
ROSSO che secondo le informazioni dei vari cartelli indicatori dovrebbe essere il più lungo e anche il più impegnativo. Come persone amanti della montagna non ci ha certamente spaventato l’indicazione anzi ci ha ancora di più convinti che quello era il nostro itinerario. Alla fine, comunque, non è risultato assolutamente faticoso e tanto meno difficoltoso. 













 














Per percorrere l’itinerario tra soste e foto varie ci abbiamo impiegato circa un’ora. Prima di proseguire per la prossima tappa scattiamo un paio di foto dall’alto quindi ritorniamo al parcheggio.





Eccoci al parcheggio è arrivata l'ora di ripartire. Risaliamo in auto per la nostra prossima destinazione: LA CASCATA GODAFOSS ma questa è un'altra storia!!!
Vi do appuntamento per il prossimo post dedicato a questa straordinaria terra. Ciaooooo...