Fà el gir di sètt ges
Fare il giro delle sette chiese
Anticamente quando "il Giorno dei Sepolcri" cadeva di giovedì, (oggi quel rito si celebra il venerdì santo) per chiedere perdono dei peccati e fare penitenza era in uso la preghiera recitata davanti al sepolcro ( "scuroeu" scurolo) di sette diverse chiese.
Nei paesi dove esisteva una sola chiesa si pregava girando sette volte attorno ad essa .
Nella città di Monza ci sono molte chiese alcune delle quali molto ma molto belle e anche piuttosto antiche. Purtroppo nel nostro giro alcune delle chiese, diciamo quelle più artisticamente interessanti, erano chiuse e quindi le foto dei loro interni le ho scaricate dal web.
Alla fine del percorso (vedi mappa sotto) abbiamo percorso circa 6 chilometri.
Ok iniziamo con le foto.
La prima chiesa che avremmo dovuto visitare (avremmo dovuto in quanto è una di quelle che abbiamo trovato chiuse) è la chiesa di SANTA MARIA IN STRADA.
Questa chiesa sorge su un antico convento dei Frati Francescani detti "della Penitenza", che permisero che venisse convertito in un oratorio nel 1348. Il nome della chiesa deriva dal fatto che l'edificio si trovava sulla strada principale che da Monza portava a Milano, chiamata appunto la "Strada". L'edificio, terminato nel 1357, fu opera dell'architetto milanese Ambrosolius.
Le prime notizie della chiesa risalgono al 1369, ma è molto probabile che l'edificio sia ancora più antico, essendo l'ordine domenicano documentato in Monza dall'anno 1288. In effetti la chiesa fu costruita adiacente a un convento fondato nel 1280, che divenne poi sede del tribunale dell'inquisizione. La chiesa è dedicata al santo monaco domenicano Pietro, ucciso nel 1252 dai catari mentre si recava da Como a Milano.
Foto da Web |
Foto da Web |
Per concludere una curiosità: Questa antica tradizione religiosa ha dato luogo al detto : "Fà el gir di sètt ges " riferito scherzosamente agli ubriaconi che per motivi meno spirituali, usavano visitare, in una specie di processione, i luoghi consacrati al dio Bacco. Da qui l'irriverente espressione, tutta milanese, che paragona il sacro al profano.
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