La sveglia suona sulla seconda giornata in terra di Romagna. Destinazione principale è il Borgo di Gradara con la sua Rocca famosa perché ha fatto da cornice alla storia d'amore di Paolo e Francesca, decantata nei versi di Dante Alighieri.
I km che ci separano da Santarcangelo sono solo 40 che si percorrono in meno di mezzora prendendo la vicina Autostrada A14.
Prima di imboccare l’autostrada facciamo una piccola deviazione in una pasticceria per una ricca colazione. Dovete sapere che le brioches in Santarcangelo sono di dimensioni eccezionali. Con una solo brioches si può benissimo saziarsi in due.
Riprendiamo l’auto e puntiamo verso la nostra destinazione. Essendo una giornata feriale non troviamo traffico e il poco tempo arriviamo all’uscita di Cattolica-Gabicce mare. Da qui in soli 9 km eccoci arrivati a Gradara.
Qualche notizia sul Borgo:
Fonte: (https://www.gradara.org/gradara/storia-di-gradara/)
La Storia di Gradara è legata alla Roccaforte che si erge sul colle (142 m sul livello del mare) al confine tra Marche ed Emilia Romagna in una posizione strategica e con una vista mozzafiato.
La costruzione ebbe inizio attorno all’XII secolo per volontà di Pietro e Ridolfo De Grifo che usurparono la zona al comune di Pesaro. Nella prima metà del XIII secolo, Malatesta da Verucchio detto il Centenario, aiutato dal papato, si impossessò della torre dei De Grifo e ne fece il mastio della attuale Rocca. Non è noto il nome del geniale architetto che ne diresse i lavori ma si notano interessantissimi particolari (le tre torri poligonali coperte ed abbassate al livello dei cammini di ronda) che avranno larga attuazione solo nella seconda metà del XV secolo. Ricordiamo inoltre la doppia cinta muraria ed i tre ponti levatoi che resero pressoché inespugnabile la possente Rocca malatestiana.
Il piccolo paese di Gradara è raccolto fra prima e la seconda cinta di mura. Dopo il potere dei Malatesta e la tragedia di Paolo e Francesca che qui si consumò nel settembre 1289, arrivarono gli Sforza. Nel 1494, appena quattordicenne, arriva Lucrezia Borgia, seconda moglie di Giovanni Sforza. La giovinetta, che ci viene sempre descritta come perversa e corrotta era in realtà una gaia fanciulla dai capelli d’oro e dagli occhi azzurri che subiva l’influenza del padre: il terribile Papa, Alessandro VI Borgia.
Il genitore obbligava la giovane figlia a lasciare il precedente marito ed a sposarne di nuovi per i suoi loschi intrighi.
Gli sposi che non volevano lasciare Lucrezia finivano, come sappiamo, per essere avvelenati. Infatti nel 1497, per volere del Papa, fu sciolto il matrimonio con Giovanni Sforza e quest’ultimo ebbe salva la vita perché accettò di firmare un documento in cui ammetteva (falsamente) di essere impotente. Dopo un breve periodo di dominazione del fratello di Lucrezia, Cesare Borgia detto il Valentino, arrivarono i della Rovere.
Era salito al soglio pontificio Giulio II e questi mise a governare Gradara il nipote Francesco Maria II.
Dopo la morte di Livia Farnese, vedova del Della Rovere, la Rocca venne amministrata dal papato che la concesse in enfiteusi al conte Santinelli, poi agli Omodei di Pesaro, quindi agli Albani ed infine, nella seconda metà del 1700 al marchese Mosca di Pesaro. Egli si occupò amorevolmente della costruzione ed alla sua morte volle essere sepolto nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista situata entro la seconda cita di mura.
La Rocca divenne proprietà comunale e questi nel 1877 la cedette al conte Morandi Bonacossi di Lugo. Nel 1920 l’Ing. Umberto Zanvettori di Belluno, ma residente a Roma, la comperò per tre milioni di lire e nelle sue abili mani essa rinacque! Chiamò collaboratori di fama quali gli architetti Ferrari e Giovannoni. Così con un preciso e delicato restauro si collegò a quello compiuto quattro secoli prima da Giovanni Sforza.
Come previsto non c’è praticamente nessuno e dopo aver parcheggiato appena fuori dalla mura di cinta del borgo, ci dirigiamo verso la Pro loco per confermare la prenotazione online della visita guidata alla Rocca che è fissata per le 10.30. La prima cinta di mura è molto bella e qualche foto è obbligatoria.
Prima di entrare nel borgo ci attira il panorama sulla cittadina di mare Gabicce Mare
Superata la cinta di mura il negozio della Pro Loco è vicinissimo alla porta di ingresso.
Sbrigata la pratica alla Pro Loco ci dirigiamo in uno dei pochi bar aperti per un corroborante caffè dopo di che iniziamo la visita al Borgo. Il borgo e le case, risalenti al XIII° - XIV° Secolo, sono gelosamente conservate con cura dagli abitanti consapevoli di avere la fortuna di vivere in un piccolo angolo di Paradiso. Il borgo è piccolo infatti pensate che per percorrerlo tutto intorno si percorrono solo 800 metri.
Per iniziare scegliamo come primo luogo la Chiesa del Santissimo Sacramento. Percorrendo la strada principale si incontra questa piccola chiesa edificata per volere della duchessa Farnese nel 1600. Al suo interno sono conservate le spoglie di S. Clemente e sopra la porta d'ingresso è presente un bell'organo settecentesco a mantice.
Dopo la visita della chiesa decidiamo di percorrere una stradina panoramica (la passeggiata degli innamorati) che si snoda intorno alle mura del borgo.
Ritornati al punto di partenza è arrivata l’ora per la visita alla rocca quindi ci dirigiamo verso la Pro Loco dove incontreremo la nostra guida che ci accompagnerà alla Rocca.
Ok per oggi mi fermo qui e vi do appuntamento al prossimo post dove inizierò a pubblicare e a descrivervi i primi ambienti della Rocca.
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